Rispetto al valore a essi attribuibile, pecuniario e non solo, i token si dividono in tre macro-categorie: fungibili, non fungibili, semi-fungibili.
§1.1 – I token fungibili
Fungibili sono i beni perfettamente intercambiabili con altri dello stesso tipo, con cui condividono identiche caratteristiche, dunque valore.
Si pensi alle banconote da 20,00 €: pur differendo in parametri come il numero di serie o l’anno di emissione, l’una vale esattamente quanto qualsiasi altra. Qualunque banconota venga utilizzata in pagamento, nulla cambia, perché il denaro è un bene fungibile.
Per i token fungibili, quali sono gli asset nativi di una Blockchain (es. la criptovaluta Ether nella Blockchain Ethereum), vale lo stesso discorso.
1 Ether varrà sempre quanto un altro qualsiasi Ether, indipendentemente dai parametri che identificano lo specifico token, e dal curriculum vitae che ciascuno porta con sé[1].
I token fungibili sono uniformi, interscambiabili e divisibili in sottomultipli.
In Ethereum, lo standard che identifica i token fungibili si chiama ERC-20.
§1.2 – La denominazione ERC e gli standard di Ethereum
ERC è acronimo di Ethereum Request for Comments.
In Ethereum, le lettere ERC precedono sempre un trattino tipo “-”, che a sua volta segue un numero: con la stringa “ERC-[numero]”, si indicano gli standard vigenti nella Blockchain Ethereum.
Gli standard sono fondamentali per definire delle interfacce di base, con cui i token si presentano ai programmatori: ciò agevola non poco il lavoro di questi ultimi, semplificando e velocizzando lo sviluppo della Blockchain.
Quando uno standard è in approvazione, quindi in fase di proposta da parte di alcuni membri della Community di Ethereum, si utilizza la sigla “EIP-[numero]”, che sta per Ethereum Improvement Proposal.
Anche il recente standard ERC-998 -in realtà un’estensione, che permette agli NFT ERC-721 di possedere altri token, fungibili e non- è nato come EIP-998.
§2 – I token non fungibili (gli NFT – Non Fungible Token)
Non fungibili sono quei beni dotati di caratteristiche di unicità, tali per cui ciascuno di essi è diverso, non sostituibile, non intercambiabile con qualsivoglia altro bene.
Se fungibili sono una banconota da 20,00 €, o 1 Ether, non fungibili sono un quadro d’autore, piuttosto che la carta d’identità di un individuo o la sua pergamena di laurea; il concetto di non fungibilità vale tanto nel mondo fisico, quanto per opere d’arte e documenti emessi in forma di NFT; sia che tali NFT costituiscano il bene originale -nativamente digitale, presente solo in questa forma-, sia che essi rappresentino la legatura digitale di un bene materiale, ovvero il diritto di proprietà digitalizzato su un asset fisico.
Un’altra caratteristica propria degli NFT, come delle rispettive controparti materiali, è l’indivisibilità: un bene/token non fungibile non può essere frazionato.
Ovviamente, l’indivisibilità di beni/token non fungibili vale al netto di soluzioni che ne frammentino i diritti di proprietà (non potendone distribuire il possesso fra più soggetti): pur essendo ad esempio indivisibile un quadro, se ne può commercializzare in quote la proprietà, anche utilizzando soluzioni Blockchain.
Se la Blockchain è (fra le altre cose) un sistema matematico-informatico per ricreare scarsità nel mondo digitale, i token non fungibili ne sono in tal senso l’applicazione più rappresentativa.
In sintesi, un NFT è un token unico in senso stretto, non divisibile, che non può essere confuso con nessun altro token, file o costrutto digitale: un NFT non può essere falsificato, replicato e neppure imitato.
Le proprietà degli NFT sono dovute a quelle della Blockchain 2.0, senza le quali non sarebbe nata l’economia multi-miliardaria degli NFT dell’arte digitale.
Se la tecnologia Ethereum fosse hackerabile, e le sue funzioni crittografiche invertibili, sarebbe già crollato un comparto che fra NFT e criptovalute vale trilioni di Dollari: al contrario, forti delle garanzie del sistema Ethereum, si continuano a investire capitali negli NFT.
In Ethereum, lo standard non-fungibile -nel senso che definisce unicamente token non-fungibili– è denominato ERC-721.
Come la controparte fungibile ERC-20, rappresenta un’interfaccia per i token della sua tipologia, definendone fra l’altro funzioni invocabili ed eventi di base.
UniLedger applica alla documentazione universitaria la tecnologia e le logiche Ethereum, iscrivendo su Registro Blockchain proprietario dei certificati impossibili da falsificare, inoppugnabili proprio perché in forma di NFT.
§3 – I token semi-fungibili
I token semi-fungibili hanno caratteristiche differenti a seconda delle fasi della loro vita: si comportano come fungibili a partire dalla loro creazione, fino a data prestabilita; da quel momento in poi, si convertono in token non fungibili a tutti gli effetti.
Un esempio di token semi-fungibili sono alcune collezioni di figurine digitali vendute su marketplace, di solito generate in 5-10.000 pezzi, che solo a una certa data vengono – come si dice in gergo – rivelate.
Fino al reveal, le figurine appaiono “coperte”, se ne vede solo “il retro” comune a tutte: a tali condizioni, un token vale l’altro, c’è piena interscambiabilità; dopo il reveal, ciascuna figurina assume tratti e valore propri, diversificandosi dalle altre[2]: a quel punto, i token perdono le caratteristiche di fungibilità, per diventare veri e propri NFT.
In Ethereum, i token semi-fungibili non hanno uno standard proprio.
Le collezioni di NFT vengono di norma generate con un terzo standard, quello dedicato ai token multipli: ERC-1155.
ERC-1155 rappresenta l’interfaccia di base degli smart contract capaci di gestire un’intera collezione di token, con pezzi in quantità indefinita, anche in combinazioni multiple di fungibili (ERC-20), non fungibili (ERC-721) e/o semi-fungibili.
In primo luogo, far derivare una molteplicità di token da un solo smart contract creatore, consente un notevole risparmio sui costi di generazione.
Lo smart contract ERC-1155 funziona come una sorta di album fotografico.
Distinguiamo il supporto contenitore dalle fotografie in esso contenute: il primo, ovvero lo smart contract ERC-1155, genera e firma digitalmente i token[3] che sono parte della collezione; viceversa, tale firma digitale indica in ciascun token l’appartenenza alla medesima collezione, mantenendo sempre intatto questo legame.
Vedi anche: UniLedger ed Ethereum; Doppio Registro Diffuso.
[1] Le criptovalute sono beni digitali fungibili, che tuttavia si distinguono in base alla storia individuale, di cui ciascun token tiene traccia indelebile: dal blocco di generazione, fino all’ultimo wallet proprietario, ogni transazione è registrata.
[2] Trattasi di un fenomeno ben noto a chi conosce il mercato dell’arte digitale. All’interno di una collezione di figurine in NFT, si trovano soggetti tutti diversi fra loro, ciascuno con un proprio valore; il prezzo di mercato è di solito determinato dalla rarità dei tratti individuali.
[3] Nel caso delle collezioni di NFT su Ethereum, se lo smart contract creatore è di tipo ERC-1155, i token generati sono tendenzialmente di standard ERC-721.