Dietro le quinte di UniGreen – Il wallet proprietario di UniLedger




§1 – Premessa
UniGreen
è il wallet proprietario di UniLedger, creato per gestire gli NFT-certificato del Registro Blockchain.
L’utilizzo di UniGreen è del tutto opzionale, da intendersi come una possibilità in più che viene offerta agli atenei, e di rimando ai loro studenti.
La presente trattazione rappresenta un approfondimento sul tema, volto a spiegare meglio il funzionamento di UniGreen, le ragioni per cui è stato incluso fin da subito nel Sistema UniLedger, in quali circostanze se ne consiglia l’uso.

§2 – Funzionamento di UniGreen: stato attuale e prospettive future
Il wallet proprietario UniGreen è già integrato e operativo in UniLedger.
Al momento del mining, ossia quando un NFT-certificato viene generato, esso è automaticamente associato a un wallet UniGreen specifico; ma ciò è un fatto puramente tecnico, che come vedremo fra poco, non implica necessariamente l’uso del wallet da parte di università e utenti; servirà invece a non precluderlo per il futuro.
L’argomento potrebbe sembrare un po’ ostico da comprendere, ma le spiegazioni che seguono chiariranno ogni dubbio.

Il Sistema dei wallet UniGreen si può strutturare in diverse modalità: saranno le università a stabilire quella che preferiscono.

Nello specifico, si ipotizzano tre logiche principali (è sempre possibile il passaggio dall’una all’altra):

  1. Gli NFT-certificato vengono minati con assegnazione a un unico wallet, proprio solo della Blockchain e di nessuna università specifica, gestito e custodito dallo Staff UniLedger.
    Il Sistema viene privato di tutte le funzioni, prima fra tutte Transfer: in tal modo non è possibile esercitare alcuna azione sugli NFT, persino conoscendo la chiave privata alla quale essi rispondono[1].
    In qualsiasi momento, è possibile ripristinare Transfer e le altre funzioni.
    Università, utenti e terzi autorizzati da questi ultimi, consultano il Registro Blockchain tramite Piattaforma; le prime e i secondi possono disporre dei rispettivi NFT, tramite le opzioni esercitabili in Piattaforma, e senza agire direttamente sulla Blockchain.
    In pratica, la prima opzione di funzionamento sterilizza la presenza e l’uso del wallet proprietario: UniGreen è come se non esistesse, ma al contempo è pronto a materializzarsi nel momento in cui l’università lo volesse.
    Questo è il modo più semplice per utilizzare UniLedger, rendendolo un sistema veramente elementare e alla portata di chiunque.
  2. Il mining assegna gli NFT-certificato al wallet dell’ateneo che li eroga; quest’ultimo conserva il possesso degli NFT, senza trasferirli ai wallet degli studenti/laureati.
    Solo le università, ciascuna per i propri NFT, possono agire sul Registro Blockchain.
    Tramite Piattaforma, lo studente/laureato può consultare l’NFT attestante il suo percorso di studi, disporne in una certa misura[2], mostrarlo a terzi con generazione di credenziali temporanee[3].
  3. Come nel caso precedente, gli NFT-documento vengono minati con assegnazione al wallet dell’università.
    In un secondo momento, l’università trasferisce il possesso dei token ai wallet dei propri studenti/laureati.

Quale fra le tre alternative è migliore?
In linea generale, sono tutte altrettanto valide.
In base alle circostanze, si consiglia l’una o l’altra.
Le determinanti sono il momento storico, in funzione di un processo di adozione in corso, quello della Blockchain su larga scala.

Si consideri che per la rivoluzione in atto, se paragonata a Internet e al Microprocessore, siamo ancora negli anni Novanta: sono sufficienti pochi mesi, per assistere a enormi sviluppi.
Su scala planetaria, ad oggi Blockchain resta poco più di una parola sulla bocca di tutti.
In che senso?
Il mondo della finanza ci investe da tempo, con particolare riferimento a criptovalute e DeFi, mentre i Legislatori –americani, europei e non solo- si adoperano per regolamentare il Settore; molte aziende stanno scoprendo opportunità e vantaggi della Blockchain, soprattutto in certi segmenti, dove le sue proprietà si rivelano sempre più preziose[4]; le università trattano ormai stabilmente la materia, come insegnamento e oggetto di ricerca; giornali e riviste ne scrivono, tg e trasmissioni radiotelevisive ne parlano; le masse iniziano a comprendere che dietro “i Bitcoin” c’è qualcosa di più profondo e importante, che la Blockchain è qui per restare, anche se ancora non ne comprendono i motivi.
Per riassumere: il processo di diffusione della Blockchain è in rapido avanzamento, non può più essere fermato, ma è ancora distante dal traguardo.

Tutto ciò considerato, torniamo alle tre modalità di utilizzo di UniGreen.
Finché certi aspetti della Blockchain non saranno alla portata di tutti, è vivamente consigliata la prima opzione, ossia la più semplice: il wallet per custodire le chiavi crittografiche degli NFT-certificato c’è, funziona, ma nessuno lo adopera né si accorge della sua esistenza.  
L’intero ecosistema UniLedger si riduce così a un’interfaccia elementare, fruibile da chiunque (università e utenti), senza competenze particolari e praticamente zero rischio di errori.

Mano a mano che su larga scala si comprenderà come funziona un wallet, cosa si può fare con gli NFT, come si usano le dAPP, quali sono le potenzialità del Web 3.0… le università prima, gli utenti poi, saranno pronti a interagire direttamente con il Registro UniLedger.
A un certo punto, l’uso del wallet diventerà banale per chiunque, tanto quanto oggi lo è adoperare l’email. O disporre un bonifico bancario dal PC di casa.
In definitiva, nel tempo le università potrebbero ritenere -e probabilmente riterranno- vantaggioso spostarsi verso un utilizzo più sofisticato di UniLedger, cioè adottare la seconda e la terza delle impostazioni sopra descritte. Ovvero iniziare progressivamente ad adoperare UniGreen.
Ma sia chiaro, UniGreen sarà sempre e solo un’opzione in più da esercitare, mai un obbligo.

Per maggiore chiarezza, proviamo a spiegare i medesimi concetti da un’altra prospettiva.
Da un lato, si veda UniGreen come un potente strumento al servizio di atenei e utenti; d’altro canto, UniGreen aumenta la complessità di UniLedger, il cui utilizzo passerebbe da estremamente semplice al richiedere un po’ di dedizione. Non così tanta, in realtà, ma comunque un certo impegno.
Poniamo la questione come un problema da risolvere: noi per primi, insieme ai nostri clienti, intendiamo evitare che operatori e utenti incontrino la minima difficoltà nell’approcciarsi al Sistema UniLedger; al contempo, desideriamo che questi ultimi beneficino del wallet proprietario.
Esiste una soluzione win-win?
Certo che sì.
In tal senso, il tempo è il nostro migliore alleato.
Finché la società nel suo complesso non avrà pienamente acquisito la tecnologia Blockchain, tanto da rendere banale l’uso di un wallet nel Web 3.0, UniGreen esisterà solo per il Personale di UniLedger: il Sistema UniLedger rimarrà talmente elementare da utilizzare, che l’utente non si renderà neppure conto di interagire con una Blockchain.
Del resto, un pubblico che ancora non interagisce con il Web 3.0 non trarrebbe alcun vantaggio dalla disponibilità di UniGreen.
Nel momento in cui la tecnologia Blockchain sarà alla portata di tutti, ciò annullerà la contropartita dell’uso di UniGreen da parte di università e studenti/laureati, ossia le (sia pur minime) difficoltà dovute all’interazione con il wallet proprietario.
In definitiva, riguardo alle modalità di funzionamento di UniGreen, il passaggio dalla prima alla terza opzione avverrà in modo del tutto naturale. E certamente indolore.

§3 – E se si decidesse di non utilizzare il wallet per gestire gli NFT-certificato?
In generale, si può fare totalmente a meno di un wallet, a costo di limitare la potenza di un sistema Blockchain.
Nel caso specifico di UniLedger: considerandone scopo e servizi offerti, almeno nel breve periodo, l’assenza di un wallet non si noterebbe neppure.

Per alcuni anni, difficilmente si utilizzerà la Blockchain al 100% della sua forza, che va potenzialmente oltre le opportunità, i vantaggi e i problemi già risolti da UniLedger.
In previsione del futuro, UniLedger è stata programmata per evolversi di pari passo con il Settore Blockchain, per essere sempre pronta ad erogare nuovi servizi, secondo gli sviluppi e le esigenze del momento.  
Come si vedrà più avanti, il wallet proprietario va proprio in questa direzione.

Nello specifico, fin da subito UniLedger assicura:

  • Inoppugnabilità dei certificati universitari e impossibilità di falsificarli: la tecnologia Blockchain, e in particolare gli NFT Ethereum-based di UniLedger, eliminano alla radice l’esistenza dei certificati falsi.
    Un documento accademico tokenizzato in UniLedger è palesemente originale, o chiaramente contraffatto: non esistono dubbi in merito;
  • Paternità sempre certa dei documenti accademici: gli NFT-certificato UniLedger portano in sé la firma incontrovertibile dell’università che li ha emessi;
  • Data-certazione: in UniLedger, gli smart contract generano dei timestamp che rappresentano delle marcature temporali sicure;
  • Impossibilità di modificare, perdere e cancellare i dati su Blockchain: una volta validati e inseriti nel Registro UniLedger, i blocchi non sono suscettibili di subire modifiche retroattive, né possono essere più cancellati;
  • Non hackerabilità del sistema UniLedger: come spiegato qui, la Blockchain non è vulnerabile ad attacchi informatici.

Non serve un wallet affinché UniLedger eroghi questi servizi alle università.

E allora, di nuovo, perché il wallet?
Per spiegarlo, guardiamo anzitutto al futuro: ribaltando la logica temporale, sarà più semplice comprendere. Infine, ragioneremo sul presente.

Il mondo di domani girerà su Blockchain; gli NFT saranno in grado di offrire sempre più funzioni, alcune già prevedibili e altre meno, che gli utenti potranno invocare (si dice proprio così) solo tramite chiave privata. E le chiavi crittografiche, ossia la chiave pubblica e quella privata, possono essere detenute solo tramite wallet.
Ecco spiegato il primo motivo per cui, nella UniLedger degli atenei 3.0, il wallet sarà uno strumento che tutti –università e utenti- vorranno avere.
Sebbene quasi scontata, la seconda ragione è altrettanto importante: per vari scopi, i titolari degli NFT-certificato avranno bisogno di sbloccare il wallet che “li contiene” (fra virgolette, perché espressione impropria)[5]: ad esempio, per accedere a un servizio, aderire a un bando, partecipare a un evento che richiedano la disponibilità di un NFT-certificato di laurea/laurea magistrale/master.

Come promesso, veniamo al presente.
Perché integrare un wallet in Blockchain fin da ora, prima che diventi davvero utile?
Questa è la tipica domanda, un po’ inquisitoria ma posta con simpatia, che l’Amministratore di UniLedger rivolge agli Sviluppatori.
Ma quando gli Sviluppatori si impuntano su qualcosa, c’è almeno un buon motivo.
In estrema sintesi, integrare oggi un wallet generico ( = gestito dallo Staff e relativo all’intera Blockchain) ci permette di decidere se utilizzarne di specifici ( = per università ed eventualmente studenti/laureati) domani.
Se un NFT viene minato senza assegnazione a un wallet, non può esservi associato in un momento successivo.
Nuove funzioni si possono (e si devono) inserire nel tempo, token e wallet vengono puntualmente implementati, una Blockchain è in evoluzione continua: ma integrare in Blockchain un wallet a posteriori rappresenterebbe un limite per gli NFT preesistenti. 

§4 – Perché non utilizzare Metamask o altro Ethereum wallet al posto di UniGreen?
UniLedger utilizza già Metamask e altri wallet ERC-721 compatibili,
compreso MEW (MyEtherWallet).
Di default, e sempre con la possibilità di passare del tutto al wallet proprietario, UniLedger assegna gli NFT di login in Piattaforma ad applicazioni di questo tipo[6].
Bisogna far presente che l’uso degli NFT di login rappresenta un misura di sicurezza per il Sistema, è semplicissimo e richiede quasi zero competenze specifiche. Tutto si riduce ad aggiungere un’estensione nel proprio Browser e a seguire poche istruzioni, fornite in un breve tutorial caricato su Piattaforma.
Per gestire gli NFT-certificato nel migliore dei modi, cioè i token nativi di UniLedger, è stato invece creato un wallet su misura. Questo perché la Blockchain UniLedger non è una copia di Ethereum, né un’imitazione, ma un prodotto originale: un wallet altrettanto originale non poteva certo mancare.
UniLedger è stata costruita utilizzando la tecnologia Ethereum, attingendo a piene mani dal suo codice sorgente, ma selettivamente: UniLedger ha acquisito da Ethereum gli elementi atti a costituirne i punti di forza; per altri aspetti, UniLedger ha sviluppato il proprio DNA.





Ecco un rapido confronto fra Ethereum e UniLedger.
Ethereum è una Blockchain pubblica, permissionless e open source; è la più avanzata, con il miglior compromesso fra sviluppo tecnologico e maturità; con la sua nascita ha portato l’intero Settore all’attuale livello evolutivo, persino i concetti di token in senso stretto, smart contract e timestamp, sono figli di Ethereum.
Senza Ethereum, è doveroso ribadirlo, neppure UniLedger sarebbe mai stata concepita: non smetteremo mai di essere grati a Vitalik Buterin, che diciannovenne scrisse la prima bozza di (ciò che si sarebbe chiamata) Ethereum. Era la fine del 2013.
Non a caso, il Settore considera Vitalik Buterin come Leonardo da Vinci, ma russo[7] e con il computer nello zaino.

Sebbene Ethereum detti gli standard più avanzati, i più utilizzati per gli NFT[8], essa non è stata specificamente progettata per tokenizzare documenti universitari.
A tale scopo, si è reso necessario inserire delle modifiche, anche importanti. Bisognava quindi creare una Blockchain dedicata, con caratteristiche idonee a servire il mondo degli atenei e gli atenei del mondo.
Una Blockchain destinata ai certificati accademici deve essere privata e permissioned, il suo codice sorgente adeguatamente protetto, non-open source. Non può entrarvi chiunque alle medesime condizioni, né la validazione dei blocchi essere eseguita da nodi non selezionati e autorizzati; solo le università hanno diritto di minare blocchi e fungere da oracoli, ciascuna per i titoli direttamente conferiti.

Gli NFT di UniLedger hanno caratteristiche e funzioni informatiche in parte diverse rispetto allo standard ERC-721, per quanto linguaggi di programmazione e ambienti di esecuzione assicurino logiche di funzionamento equivalenti.
UniLedger è un sistema che esclude lo standard fungibile ERC-20, comprese le criptovalute, e lo standard multiplo ERC-1155. Semplicemente perché in ambito universitario non hanno ragione di esistere.



[1] In questa prima logica di funzionamento, Gruppo UniLedger custodisce le chiavi crittografiche dell’unico wallet attivo (quello appunto relativo alla Blockchain).
La scelta di depurare il codice sorgente dalle funzioni invocabili sugli NFT costituisce l’ulteriore garanzia che nessuna azione, accidentale o meno, possa essere eseguita sui token.
Per completezza, si noti che persino nell’ipotesi (praticamente impossibile) che l’intero sistema dovesse essere compromesso, i backup frequenti ne permetterebbero il ripristino quasi immediato.

[2] Esercitando appunto le opzioni previste in Piattaforma, ma senza agire direttamente sulla Blockchain.

[3] Dal proprio profilo in Piattaforma è possibile generare delle credenziali temporanee, con le quali far accedere una terza persona per consultare un NFT-certificato.

[4] Per riportare solo alcuni esempi, fra i molti possibili: la tecnologia Blockchain è oggi discretamente utilizzata per controllare le filiere agro-alimentari e viti-vinicole; per monitorare l’utilizzo e la produzione di energia, piuttosto che le emissioni inquinanti; nel mercato dell’arte e della rappresentazione digitale, da grandi artisti come da marchi internazionali d’abbigliamento, compresi quelli dell’alta moda; nel mondo della musica, anche da importanti musicisti italiani e internazionali; nel settore dei videogame, per generare oggetti unici, ambientazioni virtuali, gestire ricompense ecc.

[5] Il wallet non contiene gli NFT, bensì custodisce le chiavi crittografiche che ne permettono il controllo, ovvero il possesso.

[6] Tale condizione si accoppia con l’impostazione di base, che non prevede l’uso del wallet proprietario: nel caso in cui gli atenei optassero per l’utilizzo di UniGreen, sarebbe consigliabile (ma sempre facoltativo) adottare la logica di un solo wallet, quindi UniGreen per tutti i tipi di NFT.

[7] Vitalik Buterin, il papà di Ethereum, è cittadino canadese di origine russa.

[8] Ethereum non è solo la Blockchain più largamente utilizzata per gli NFT: è anche la preferita per gli NFT che rappresentano importanti opere d’arte, e collezioni di immagini di pregio elevato.

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